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Tag: Perrone

L'incendiario - Jan Carson
Recensioni

L’incendiario – Jan Carson

22 Luglio 2020 - by Mighè

L’incendiario appartiene alla rara categoria delle cose belle che incontri per caso: finché la Perrone non l’ha inviato alla mia ragazza per leggerlo e recensirlo non sapevo nemmeno che esistesse, …

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La casa sul lago - David James Poissant

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Gli ultimi della steppa - Maja Lunde anteprima

Gli ultimi della steppa – Maja Lunde

10 Novembre 2020

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Migliori letture del 2020! Ecco al consueto appun Migliori letture del 2020! 
Ecco al consueto appuntamento annuale con le migliori letture dell'anno. Riguardando il mio feed viene da ridere perché sulla metà di questi libri non mi sono nemmeno preso la briga di farci un post 😆 sono stato (e forse sarò sempre) un pessimo bookstagrammer, ma prometto che nel 2021 cercherò di essere più attivo. Intanto bando alle ciance ed ecco il listone!

📘 LA VALLE DELL'EDEN di John Steinbeck
Se gli altri romanzi di Steinbeck che ho letto si concentravano più su temi terreni, ne La valle dell’Eden l’autore pone il focus sull’eterno tema morale della lotta tra il bene e il male. Quella che si mette in scena nella valle del Salinas è infatti la battaglia che l’uomo sembra combattere da sempre contro il destino: siamo liberi di scegliere nelle nostre azioni? Potente, filosofico, appassionante.

📘 ARCHIVIO DEI BAMBINI PERDUTI di Valeria Luiselli
Il pregio secondo me più grande di questo romanzo è quello di essere finalmente un esempio di come si possa parlare di un grande problema sociale del nostro tempo e scrivere contemporaneamente della gran bella letteratura, anche piuttosto sperimentale. Un aspetto peculiare del romanzo è la sua struttura: alle normali parti narrate vengono affiancate numerose citazioni, liste, mappe, foto, flussi di coscienza, canzoni. E la Luiselli scrive da dio.

📘 LIMONOV di Emmanuel Carrère
L'ho trovato un romanzo molto bello e sentito, il tentativo riuscito di uno scrittore famoso di mettere ordine nei propri contrastanti pensieri. Carrère, da bravo critico – saggista – giornalista – scrittore qual è, riesce nel difficile intento di scrivere un romanzo biografico su un personaggio del genere sospendendo il suo giudizio su di lui e lasciando, se mai desiderasse farlo, il giudizio finale nelle mani del lettore. A volte la realtà è più avventurosa e folle della finzione.

(Continua nei commenti)
La casa sul lago è il primo romanzo di David Jame La casa sul lago è il primo romanzo di David James Poissant, autore americano già conosciuto per la apprezzatissima raccolta di racconti Il paradiso degli animali, pubblicata sempre da @nneditore nel 2015, uno dei titoli più rappresentativi del loro catalogo.
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Nella piena tradizione del romanzo famigliare americano, La casa sul lago racconta l’ultimo weekend che la famiglia degli Starling passa nella loro casa delle vacanze sul lago Christopher prima che i genitori la vendano per trasferirsi definitivamente in Florida.
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La casa sul lago non è un romanzo rivoluzionario né particolarmente originale. È molto americano, molto classico, ma è scritto e strutturato molto bene. Poissant è stato molto bravo nel caratterizzare i propri personaggi e le loro relazioni, fulcro di ciascun romanzo famigliare, e a rivelare capitolo dopo capitolo sempre qualcosa in più su di loro.
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È un romanzo che mette bene a nudo i meccanismi contorti e paradossali della vita in famiglia, di tutto ciò che rimane taciuto e inaffrontato in nome di quel quieto vivere che è un ideale in realtà più raggiungibile e più sostenibile sulla lunga distanza se le cose degli altri si sanno e se si affrontano insieme, anche trovando qualche compromesso. I problemi non sono soltanto nel rapporto tra genitori e figli e nella complessa rete di aspettative e responsabilità tra di loro; sono anche e soprattutto nelle tre coppie, nella loro difficoltà di stabilire un territorio comune in cui ci sia spazio per i desideri, le esigenze e le ambizioni di entrambi, anziché costruire rapporti che sono in realtà bolle di soffocamento per la personalità più accondiscendente tra i due. Ma alla fine della permanenza, la casa sul lago avrà reso tutti un po’ più ammaccati, qualcuno quasi spezzato, però più uniti.
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📘 Recensione intera al link in bio
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Gli ultimi della steppa è il terzo volume della t Gli ultimi della steppa è il terzo volume della tetralogia che l’autrice norvegese Maja Lunde sta dedicando ai disastri ambientali, dopo il bellissimo La storia delle api e il meno riuscito, ma comunque buono, La storia dell’acqua.

Alla fine de La storia dell’acqua mi domandavo se Maja Lunde, utilizzando la solita formula, sarebbe riuscita a mantenere vivo l’interesse con altri due romanzi, visto che già nel secondo suonavano i primi campanelli d’allarme. Dubbio più che legittimo visto che, infatti, la formula usata è nuovamente quella delle api: tre storie di tempi diversi che procedono alternativamente, unite dal filo conduttore di una specie animale, in questo caso i cavalli, più precisamente i cavalli di Przewalski (detti anche takhi).

Le tre trame sapientemente architettate dall’autrice non parlano solo di ambiente ma diventano l’occasione per affrontare temi più vasti: l’amore in ogni sua accezione, la genitorialità, la sopravvivenza, la condizione della donna. E poi sì, c’è ovviamente l’ambiente. Ma se ne La storia dell’acqua la familiarità con il tema trattato non incuriosiva così tanto, questa volta l’aspetto ecologico/scientifico fa decisamente più presa poiché meno conosciuto: la scelta di parlare di una specie in via di estinzione e del bellissimo tentativo di ripopolamento dà senz’altro una bella spinta all’interesse del lettore, invece di smorzarlo.

Mi ha colpito di nuovo una cosa che mi aveva già sorpreso ne La storia delle api, cioè che anche ne Gli ultimi della steppa Maja Lunde si cimenta di fatto in tre generi letterari diversi: il resoconto d’avventura e ricerca ottocentesco, narrativa contemporanea e speculative post-apocalittica. E si cala ogni volta benissimo nelle atmosfere, nei pensieri dei personaggi e nella forma di ciascuno di essi. Una cosa per niente scontata e secondo me da lodare.

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Crepitio di stelle appartiene a una categoria di u Crepitio di stelle appartiene a una categoria di uscite editoriali che mi spaventa sempre molto: quella dei “recuperi”, ossia quando si va a prendere un vecchio romanzo non ancora tradotto di un autore diventato molto conosciuto dopo. 
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Questo perché Crepitio di stelle è uno dei primi romanzi di Stefansson, addirittura precedente a tutti i sette pubblicati fino a oggi in Italia. Ma voglio tranquillizzare subito tutti: era già lo Stefansson che abbiamo amato dopo e no, questa uscita non è un magro contentino in attesa del prossimo romanzo.
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È il solito grande, immenso Stefansson. Una penna capace di portare la magia e la poesia nel quotidiano, di evocare immagini sorprendenti anche descrivendo i gesti più normali come la vita di quartiere, i giochi in cortile con gli amici, una tazza di caffè. Stefansson ha questa doppia dote per cui riesce a raccontare con dignità e forma alta le cose più semplici, ma anche a rendere altrettanto scorrevoli e leggère le parti che toccano temi più importanti. La scrittura dell’islandese è un volo dalla prima all’ultima pagina, ognuna di esse una celebrazione della letteratura e della vita a trecentosessanta gradi.
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Mi ha colpito in particolare il modo in cui è riuscito a dare voce ai semplici, ma allo stesso tempo incredibilmente difficili, pensieri di un bambino di sette anni. Come abbia raccontato così bene di come ogni evento, anche il più insignificante, quando hai solo sette anni diventi un tassello fondamentale della tua mitologia personale: tutto è scolpito e tutto ci si aspetta che rimanga così com’è per sempre, dai propri genitori all’uomo buffo che gestisce l’alimentari sotto casa.
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📘 Commento più lungo in bio
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