Il primo romanzo che ho letto a Marzo durante la lunga quarantena è stato Limonov di Emmanuel Carrère, che avevo in libreria da ben due anni e che per un motivo o per un altro non mi decidevo mai a cominciare. Si è rivelato uno strano e bellissimo connubio tra fiction, saggio, biografia e autobiografia: perché Carrère non racconta, pur romanzandola, solo la pazzissima vita dello scrittore russo Limonov ma anche, in parallelo, alcuni importanti squarci della sua, così come importanti spaccati della storia Russa dal secondo dopoguerra ai giorni nostri.
Carrère ha incontrato Eduard Limonov quando questi, emigrato dalla Russia, si trasferì a Parigi negli anni ’80: i due, anche se non si conoscevano bene di persona, frequentavano gli stessi giri di intellettuali e aspiranti scrittori. Poi Carrère ne perde le tracce finché qualcuno del giro di Parigi non gli mostra una foto di Limonov che spara con un mitra fuori da Sarajevo. L’opinione che avevano di lui cambia radicalmente: adesso è per tutti un fascista guerrafondaio, l’ammirazione per il Limonov scrittore lascia il posto a un odio profondo per il Limonov uomo.
L’idea di scrivere un romanzo su di lui nasce nel 2006 quando Carrère si reca in Russia per scrivere degli articoli su una politica russa uccisa da poco, Anna Stepanovna Politkovskaja, e scorge tra la folla di una manifestazione di protesta in suo onore proprio lo scrittore russo in persona. Per combinazione, negli stessi giorni scopre che quella donna che ammirava molto aveva scritto degli articoli in cui difendeva ed elogiava il partito fondato da Limonov. La cosa lo colpisce al punto da voler investigare su quanto fatto da Limonov dopo averne perso le tracce e ottiene il permesso di seguirlo e vivere con lui per quindici giorni, raccogliendo così tutto il materiale biografico che finisce nel romanzo, che originariamente doveva essere solo un articolo.
Sulla “trama” non voglio rivelare niente, se come me non conoscete la vita di Eduard Limonov vi suggerisco di scoprirla tutta leggendo questo romanzo. Vi basti pensare che stiamo parlando di un uomo che nel lasso di una vita è riuscito a fare il maggiordomo a New York, il barbone, lo scrittore, il soldato, il prigioniero politico, il politico e chissà cos’altro mi sto scordando.
Scritto egregiamente, Limonov l’ho trovato un romanzo molto bello e sentito, il tentativo riuscito di uno scrittore famoso di mettere ordine nei propri contrastanti pensieri. Carrère, da bravo critico – saggista – giornalista – scrittore qual è, riesce nel difficile intento di scrivere un romanzo biografico su un personaggio del genere sospendendo il suo giudizio su di lui e lasciando, se mai desiderasse farlo, il giudizio finale nelle mani del lettore. Se infatti all’inizio Carrère considera Limonov poco più di un fascista chiassoso, man mano che ne racconta la vita e il contesto in cui è nato e cresciuto si rende invece conto di come sia difficile giudicare una persona proveniente da un contesto sociale e politico così diverso dal proprio. E che, forse è banale dirlo, più difficile di sicuro è ricordarselo all’atto pratico, la realtà è spesso più complicata di quello che sembra. E di fronte a una vita del genere, a volte è anche più avventurosa e folle della finzione.
Editore: Adelphi
Pagine: 356
ISBN: 9788845928987
Link utili: La pagina dell’editore – La wiki dell’autore
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