La storia dell’acqua – Maja Lunde

La storia dell'acqua - Maja Lunde - RecensioneLa storia dell’acqua è il secondo romanzo della tetralogia a tema catastrofi naturali cominciata dall’autrice norvegese Maja Lunde con il precedente, apprezzatissimo, la storia delle api (di cui trovate la mia recensione qui).

Questa volta, come suggerisce già il titolo, la catastrofe messa in scena è quella dello sfruttamento sconsiderato delle acque e la successiva scomparsa di acqua dolce dal mondo: rimane solo il mare, l’acqua che uccide.

Come nel precedente la storia ci viene raccontata tramite l’alternanza di due vicende: una presente, che ne comprende una passata, e una futura. La prima è quella di Signe, una signora norvegese che sta viaggiando in barca per fare ritorno al proprio paese natale, dove vuole interferire con lo sfruttamento e la vendita del ghiaccio del posto a opera di una vecchia conoscenza, Magnus, figlio di un amico del padre. Quando Signe e Magnus erano bambini, i due genitori avevano in un primo momento combattuto insieme contro le decisioni dell’amministrazione locale di deviare il corso del fiume per alimentare una centrale idroelettrica, ma solo il padre di Signe era andato poi avanti nella lotta. Allo stesso modo, gli stessi Signe e Magnus, più avanti, hanno combattuto per lo sfruttamento di due cascate e solo lei ha avuto il coraggio di rimanere fedele ai suoi ideali, lui si è piegato. La seconda storia, che ha luogo in Francia in un futuro in cui l’acqua dolce è ormai un bene preziosissimo, è quella di David e Lou, un padre e una figlia che trovano rifugio in un grande centro dopo che un incendio ha devastato la zona dove vivevano. Qui, la convivenza con tanti altri rifugiati e la siccità esasperano i due, fino al ritrovamento di una misteriosa barca in un capanno vicino a quello che, ormai tanto tempo prima, era il letto di un fiume.

Il fatto che la Lunde abbia mantenuto dal primo romanzo la stessa struttura in cui alterna storie di tempi di diversi leva un po’ di originalità a La storia dell’acqua e ne intacca un po’ il piacere della lettura e della scoperta. Rispetto al primo non ha quindi quella freschezza che aveva aiutato a rendere speciale il suo predecessore. Avendo già visto il gioco in atto una volta, al lettore viene infatti naturale aspettare fino alla fine un collegamento tra le due trame più forte della semplice tematica comune, che di fatto arriverà puntuale verso la fine.

Nonostante questo, il sentore di già visto, credo che La storia dell’acqua sia un romanzo che funziona comunque bene perché le storie, pur essendo simili, sono ugualmente interessanti a quelle delle api.
Questa volta nel passato/presente non abbiamo delle persone che hanno vissuto passivamente, da meri spettatori, i cambiamenti climatici ma che hanno invece provato a cambiare le cose in prima persona. Anche se in piccola scala, quella locale, la Lunde ci mostra una comunità che, nonostante l’ovvio fallimento, ha comunque provato a intervenire per cambiare la sconsiderata politica della sua amministrazione. Il conflitto idealistico non viene messo in scena solo nella già piccola scala della comunità, ma anche in una scala ancora più piccola, quella familiare e affettiva. Fidanzati, genitori e figli, mariti e mogli divisi da quella lotta che rompe i muri ed entra nelle case di tutti: l’ambiente non è solo amore per la natura ma, presa coscienza della sua importanza, diventa insieme questione etica, politica ed economica.
Anche nel futuro assistiamo a uno scenario differente. Se nelle api c’era una società che era riuscita, anche se in modo totalmente disumano, a riorganizzarsi e a sopravvivere a lungo, quella che ci viene mostrata ne La storia dell’acqua è una società allo sbando che non sta riuscendo a prendere contromisure concrete per far fronte al disastro. Come ne La strada di Cormac McCarthy e in altri romanzi post apocalittici l’unico barlume di speranza è rappresentato dalla carità e dall’amore delle persone che conservano, nonostante tutto, la propria umanità.

La bravura della Lunde sta tutta qui, nel saper mettere in atto i sentimenti dei suoi personaggi e le loro azioni. Il tema del disastro naturale c’è, è fortemente presente e caratterizzante ma non prende mai il sopravvento sulle singole storie dei personaggi, che rimangono comunque il centro della narrazione.

Anche se viene spontaneo domandarsi se Maja Lunde riuscirà a mantenere vivo l’interesse per altre due opere, La storia dell’acqua regge ancora bene ed è un buonissimo romanzo, pur mostrando i primi segnali di fatica dovuti alla ripetizione della formula già usata in precedenza.

Editore: Marsilio
Pagine: 346
ISBN: 9788831729864

Link utili: La pagina dell’editoreIl sito dell’autrice
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